Cosa vuol dire ascoltare? E perché questo scritto parla di sensazioni?
Nel mondo occidentale sempre più spesso ascoltare sembra un atto dovuto per educazione ma indirizzato solo a produrre risposte convincenti, predisposte e generate per indirizzare, decidere, imporre il proprio pensiero senza un ritorno che lasci tracce di emozione.
Ma ascoltare è stare in relazione con l’altro, è interessarsi, condividere, intrecciare la propria storia con quella di un altro, è soprattutto prestare attenzione alle emozioni e a quegli sguardi che rispondono di corpo e di pancia.
Ma ascoltare è anche sentire: sensazioni che il corpo ascolta come movimenti, vibrazioni, emozioni, presenze di assenze, ascolti vissuti all’interno di un momento di relazione. “E’ corpo quando sente, quando parla con il suo linguaggio antico, quando ascolta con la distanza, con la presenza e con l’assenza, il neonato ascolta la sua mamma con il tono della voce che lo culla, con le braccia che lo accolgono, con il movimento dell’altro che lo accompagna nello spazio da conoscere e la sua pelle, che ascolta, assapora il linguaggio dell’altro, riconosce la presenza anche con la distanza quando lo spazio che lo allontana dalla tranquillità è riempita dalla voce che lo rassicura e lo fa sentire vicino e dallo sguardo che lo tocca e lo avvolge, il suo corpo si sente vicino ai sensi dell’altro.”
Questo piccolo libro racconta di questi ascolti e di queste sensazioni che nella comunicazione diventano emozione e nuove storie da raccontarsi e raccontare.
Ascoltare per sentire a cura di Maria Grazia Giannini e Stefania Lanaro